Questo proverbio fu citato da Benjamin Franklin durante la cerimonia di fondazione della prima brigata di pompieri a Filadelfia, nel 1736. Nella nostra lingua:
Meglio prevenire che curare.
Ci sono delle caratteristiche che alcuni linguaggi di programmazione hanno, e altri non hanno, che sono importanti ai fini della prevenzione degli errori, un aspetto che mi sta particolarmente a cuore e che ha un peso particolare nel caso di sistemi software destinati a essere utilizzati e manutenuti per un tempo prolungato.
Questo aspetto riveste particolare importanza in alcune fasi cruciali del ciclo di vita del software.
La domanda è questa: quante possibilità ci sono che una svista in fase di codifica passi inosservata fino al momento in cui il software viene eseguito, e a quel punto si manifesti con un malfunzionamento? Possiamo e vogliamo fare affidamento solo sulla fase di test per rilevare questo tipo di errori?
Spesso si sottovaluta il fatto che la fase di manutenzione è destinata a richiedere la maggior parte dell'impegno complessivo:
La questione, di conseguenza, è questa: quante possibilità ci sono che nella realizzazione di modifiche il software manifesti delle regressioni? Possiamo e vogliamo fare affidamento solo sulla fase di test per rilevare questo tipo di errori?
Nel seguito approfondirò alcune caratteristiche fondamentali di alcuni linguaggi moderni:
L’obiettivo è mostrare come queste caratteristiche possano ridurre la probabilità di errori che sfuggono ai test e facilitare la manutenzione del software nel tempo.
Giorgio Barchiesi
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